sabato 8 marzo 2014

Le leggi - Platone

Le Leggi (Νόμοι) è il titolo dell'ultima opera conosciuta di Platone. È rimasta incompiuta e fu pubblicata postuma da un discepolo, Filippo di Opunte, che ne aggiunse il libro finale Epinomide e la divise in 12 libri.
L'opera è in forma di dialogo e gli attori del dialogo sono l'Ateniese (ossia Platone), lo spartano Megillo e il cretese Clinia, cittadino di Cnosso. 
Nel dialogo Platone presenta la nascita e l'organizzazione di una città-stato: scelta del luogo, politica demografica, struttura economica e sociale, organi politici e amministrativi, organismi militari, elezioni, diritto civile, diritto penale, diritto processuale, educazione e religione.

Platone non si propone, come nella Repubblica, di delineare un modello di Stato ideale. Questa volta cerca di individuare le forme costituzionali di uno Stato reale per uomini con la loro storia e con le loro virtù e i loro difetti.
Secondo il filosofo, è di fondamentale importanza evitare il conflitto tra le classi sociali: proprio a questo fine hanno un ruolo fondamentale le leggi di uno stato. 
Esse, infatti, hanno una duplice funzione: costrittiva, cioè prescrivono quale debba essere la condotta migliore per un buon cittadino; ed educativa, cioè educano i giovani che saranno i cittadini futuri.
Platone sostiene che vadano istituite anche sanzioni. Quest'ultime non devono essere viste come una vendetta dello stato nei confronti del singolo, ma come uno strumento atto a correggere gli errori commessi dall'individuo.

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